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Reddito di cittadinanza 2019: requisiti, importi e durata nel testo del decreto



19 Gen 2019

Il reddito di cittadinanza - denominato RdC - partirà da aprile 2019, con le richieste del contributo che potranno essere presentate da marzo; dopo mesi di attesa adesso, con l’approvazione dell’apposito decreto legge, possiamo finalmente darne l’ufficialità.

A partire da aprile, quindi, i nuclei familiari che si trovano in una situazione di difficoltà economica e soddisfano i requisiti previsti, beneficeranno di un’integrazione del reddito fino ad un massimo di 780,00€ (per la persona che vive sola).

Cos’è il reddito di cittadinanza?

l reddito di cittadinanza non è altro che uno strumento di sostegno economico rivolto alle famiglie con un reddito inferiore alla soglia di povertà.

A queste famiglie il reddito percepito verrà integrato di una certa somma fino ad arrivare ad una determinata soglia, variabile a seconda della composizione del nucleo familiare.

Lo stesso vale per gli over 65: questi infatti dovrebbero avere un reddito familiare non inferiore ai 7.560€ (moltiplicato per il parametro di equivalenza) per condurre una vita dignitosa: di conseguenza il reddito verrà integrato fino a quando l’assegno non raggiungerà la soglia suddetta. Per maggiori informazioni in merito potete consultare la nostra guida sulla pensione di cittadinanza.

Il reddito di cittadinanza però non è una sola misura assistenziale; oltre al contributo mensile, infatti, il beneficiario deve sottoscrivere un accordo con il centro per l’impiego accettando di frequentare dei corsi di formazione, di partecipare a dei lavori socialmente utili e di accettare almeno una delle tre offerte di lavoro che gli verranno presentate; in caso di mancato rispetto di questi obblighi si perde il diritto al reddito di cittadinanza.

Di reddito di cittadinanza se ne parla dal lontano 18° secolo; un reddito uguale per tutti, non soggetto ad alcuna condizione. In Italia se ne è cominciato a discutere con l’ascesa politica del Movimento 5 Stelle che lo ha presentato nel proprio programma elettorale del 2013.

In realtà c’è da dire che quello del Governo Conte è un progetto che non presenta le caratteristiche del reddito di cittadinanza, poiché è più affine a quello del reddito minimo garantito.

Infatti, nella concezione del Governo questa misura è utile per garantire un sostegno economico ai soggetti che vivono al di sotto della soglia di povertà. Il reddito di cittadinanza, invece, dovrebbe essere garantito indistintamente a tutti i cittadini, anche quelli appartenenti alle fasce più alte. Ecco perché è più corretto parlare di reddito minimo garantito.

Requisiti e beneficiari

È l’articolo 2 della bozza di decreto del Rdc ad indicare i requisiti necessari per beneficiare di questa misura di contrasto alla povertà.

Nel dettaglio, qui si legge che i beneficiari devono:

  • essere in possesso della cittadinanza italiana, oppure cittadini di uno Stato membro UE. È riconosciuto anche agli stranieri in possesso di regolare permesso di soggiorno;
  • essere residenti in Italia, in via continuativa, da almeno 10 anni;
  • avere un ISEE inferiore a 9.360€;
  • avere un patrimonio immobiliare (nel quale non è compresa la casa d’abitazione) inferiore a 30.000€;
  • avere un patrimonio mobiliare inferiore a 6.000€. Questo limite è innalzato di 2.000€ per ogni componente familiare successivo al primo (fino ad un massimo di 10.000€). Vi è poi un incremento di 1.000€ per ogni figlio successivo al primo, e di 5.000€ in caso di presenza di una persona con disabilità nel nucleo familiare;
  • avere un reddito familiare non superiore a 6.000€. Questa soglia è aumentata a 9.360€ qualora il nucleo familiare sia in affitto;

Non hanno diritto al reddito di cittadinanza, invece:

  • i nuclei familiari dove un componente sia in possesso di auto o motoimmatricolati nei 6 mesi precedenti alla richiesta del RdC, nonché di auto di cilindrata superiore ai 1.600 cc e moto di cilindrata superiore ai 250 cc immatricolati negli ultimi 2 anni;
  • i nuclei familiari dove un componente sia in possesso di navi e imbarcazioni da diporto;
  • i soggetti che si trovano in stato detentivo per tutta la durata della pena;
  • nuclei familiari dove uno dei componenti risulti essersi dimesso dal lavoronei 12 mesi antecedenti al momento della domanda (ad eccezione delle dimissioni per giusta causa).

Non ci sono invece limitazioni per la Naspi; come si legge nell’ultimo comma dell’articolo 2 del decreto, infatti, il RdC è compatibile con l’indennità di disoccupazione.

Gli importi del reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza non ha un importo fisso; varia, infatti, in base alla situazione economica della famiglia che lo richiede. Nel dettaglio, come specificato nell’articolo 3 del decreto, il beneficio economico si compone di due differenti elementi:

  • integrazione fino a 6.000€ (annui) del reddito familiare;
  • integrazione pari all’ammontare del canone annuo di locazione (fino ad un massimo di 3.360€ annui) per le famiglie che sono in affitto. È prevista poi un integrazione (ma fino ad un massimo di 1.800€ annui) per i nuclei familiari che risiedono in un’abitazione di proprietà ma per la quale è stato contratto un mutuo.

Per quanto riguarda l’integrazione del reddito familiare in presenza di più componenti questo viene moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza, ovvero:

  • +0,4 per ogni componente familiare maggiorenne successivo al primo;
  • +0,2 per ogni componente minorenne.

Questo può essere incrementato fino ad un massimo del 2,1

Il beneficio economico complessivamente non può superare i 9.360€ annui, ossia i famosi 780€ mensili (anche questa soglia va moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza). Questo, invece, non può essere inferiore ai 480€ annui.

Durata del reddito di cittadinanza

Questo spetta all’interessato per tutto il periodo in cui ne soddisfa i requisiti. La misura, però, non può avere una durata superiore ai 18 mesi.

Vi è però la possibilità di rinnovarla; in tal caso, però, il beneficio viene comunque sospeso per un mese.

È bene sottolineare che qualsiasi variazione della condizione occupazionale da parte di uno o di più componenti del nucleo familiare (quindi sia in caso di assunzione che qualora si intraprenda una nuova attività come autonomi) va comunicata all’Inps entro 30 giorni, pena la decadenza del beneficio.

Patto per il lavoro e per l’inclusione sociale

Così come per il REI 2018, anche per beneficiare del reddito di cittadinanza bisogna partecipare ad un piano di reinserimento nel mondo del lavoro. Nel dettaglio, questi devono:

  • dichiarare immediata disponibilità al lavoro;
  • aderire ad un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale che prevede: attività al servizio della comunità, riqualificazione professionale, completamento degli studi.

Questi obblighi valgono per tutti i componenti del nucleo familiare che al momento della domanda non risultano occupati o che non frequentano un regolare corso di studi.

Nel dettaglio entro 30 giorni dalla data di accesso al reddito di cittadinanza bisognerà sottoscrivere il Patto per il lavoro presso il centro per l’impiego. Questo patto consiste nel:

  • registrarsi al Sistema informativo unitario delle politiche del lavoro e consultare giornalmente l’apposita piattaforma per ricercare una nuova occupazione;
  • svolgere ricerca attiva di un nuovo lavoro;
  • accettare di prendere parte a corsi di formazione e di riqualificazione professionale;
  • sostenere colloqui psico-attitudinali ed eventuali prove di selezione finalizzate all’assunzione;
  • accettare almeno una delle tre offerte di lavoro “congrue”. I beneficiari del RdC oltre 12 mesi devono accettare la prima offerta utile di lavoro congrua;
  • rendersi disponibili per progetti a titolarità del Comune utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, formativo, ambientale e di tutela dei beni.

A seconda della situazione, quindi, bisognerà sottoscrivere un differente patto con il centro per l’impiego. Nel dettaglio, chi è già adeguatamente formato deve sottoscrivere il Patto per il lavoro, con l’impegno quindi di impegnarsi attivamente nella ricerca di un impiego e di accettare una delle prime tre offerte di lavoro “congrue” che verranno presentate.

Chi invece ha bisogno di formarsi ancora, dovrà sottoscrivere il Patto per la formazione con Enti di formazione bilaterale, Enti interprofessionali o aziende.

Ci sono soggetti però che potrebbero non essere in condizione di lavorare: in tal caso il Patto da sottoscrivere è quello per l’inclusione sociale. Sia nel caso di Patto per il lavoro, che per quello di inclusione sociale, i soggetti interessati avranno l’obbligo di prendere parte a progetti utili alla collettività, se predisposti dai comuni, fino ad un massimo di 8 ore a settimana. 

Richiesta del reddito di cittadinanza

La richiesta del reddito di cittadinanza dovrà essere presentata agli uffici postali utilizzando il modello che verrà messo a disposizione dall’Inps; la domanda potrà essere inviata online o anche rivolgendosi ai centri di assistenza fiscale convenzionati con l’Inps. All’atto della domanda bisognerà presentare anche la DSU a fini ISEE.

Una volta ricevuta la domanda l’Inps ha tempo 5 giorni per valutare il possesso dei requisiti richiesti utilizzando le banche dati a disposizione; in caso di accettazione della richiesta, il beneficio economico sarà erogato attraverso la carta RdC.

Si tratta di una carta acquisti realizzata da Poste italiane con un limite di prelievi in contanti di 100€ al mese e con l’obbligo di spendere tutto il contributo entro il mese dell’erogazione; sono vietate, inoltre, le spese per beni e servizi riferiti al gioco d’azzardo o che portano alla ludopatia.

 

FONTE: money.it




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